NEUROSVILUPPO DEL BAMBINO ALL'UNIVERSITÀ DI TORINO
Alle Giornate del Dipartimento di Neuroscienze UniTo si parla di cannabis in gravidanza e di terapia dell’Atrofia Muscolare Spinale
ATROFIA MUSCOLARE SPINALE
Malgrado i recenti progressi, resta ancora molto da capire sui meccanismi molecolari che stanno alla base dell’Atrofia Muscolare Spinale. Tra i ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino che si occupano della malattia, sia a livello clinico che di ricerca di base, la pro.ssa Marina Boido – del NICO Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi – ha di recente vinto un bando di Fondazione Telethon dedicato a finanziare la ricerca sulle malattie genetiche rare. La prof.ssa Boido sarà partner di un progetto coordinato da Gabriella Viero dell’Istituto di Biofisica, Trento-CNR sull’Atrofia Muscolare Spinale. L’obiettivo del progetto è fare luce sul ruolo della proteina mutata nella sintesi proteica, contribuendo così a chiarire i meccanismi cellulari che determinano la progressione della malattia.
SMA: BUONE NOTIZIE DAI NUOVI FARMACI
Di recente la ricerca scientifica ha portato alle prime terapie in grado di cambiare significativamente la storia naturale di questa malattia, che rappresenta la più comune causa genetica di morte infantile. Risale infatti ad appena alcuni anni fa la commercializzazione del NUSINERSEN, una delle 10 terapie più costose al mondo, commercializzata da Biogen come Spinraza (oligonucleotide antisenso che permette di ripristinare la produzione della proteina mancante). Si tratta del primo farmaco approvato e usato nel trattamento dell'Atrofia Muscolare spinale Spinale. Spinraza viene somministrato anche in Italia: a Torino ad esempio è utilizzato per la terapia della SMA dalla Prof.ssa Tiziana Mongini del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino (per i piccoli pazienti in cura presso l’ospedale Molinette - Città della Salute e della Scienza di Torino). Oltre alla terapia con Spinraza - che insieme al costo altissimo per il sistema sanitario ha lo svantaggio di dover essere somministrato mediante un’invasiva puntura lombare - stanno emergendo dai trial clinici nuovi farmaci in grado di migliorare sensibilmente la prognosi dei piccoli malati, soprattutto se somministrati quando la malattia non ha ancora manifestato i suoi sintomi clinici. Tra questi Zolgensma (della Novartis), basato sull’uso di virus adeno-associati, rappresenta la prima terapia genica per la SMA ed è stato recentemente approvato in USA: si tratta anche in questo caso di una terapia costosissima, ma che ha il vantaggio di richiedere un’unica somministrazione per via endovenosa. Infine si prospetta a breve, da parte di Roche, l’introduzione di un nuovo farmaco (Risdiplam) che potrà essere somministrato per via orale. La prognosi per tutti i malati SMA si fa quindi più favorevole, e la ricerca ora si focalizza anche su farmaci da somministrare in associazione, per migliorare ulteriormente il quadro clinico. È il classico esempio di come l’azione congiunta di ricercatori, famiglie e associazioni di pazienti, compagnie biotech e case farmaceutiche possa cambiare completamente il destino degli esseri umani, dando una speranza concreta ai malati e ai loro famigliari.
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