Micropalstiche: problema da non sottovalutare
Varie associazioni dei consumatori europee appartenenti ad Austria, Belgio, Danimarca, Spagna e Italia, rivelano che in base ad un indagine più di due terzi dei campioni di cozze, gamberi e sale sono risultati contaminati dalle microplastiche.
Il problema delle microplastiche non dipende da come sono condotti gli allevamenti né dalle zone di pesca. Molluschi derivanti da una stessa zona possono o non possono essere contaminati da microplastiche. Il mare di plastica non è dato solo dai sacchetti o dagli imballaggi, bottiglie e oggetti di plastica. Questi macrorifiuti deliberatamente o accidentalmente rilasciati in mare da imbarcazioni, impianti, industrie o trasportati dai fiumi e dal vento costituiscono una parte del pervasivo inquinamento che affligge i mari.
Otre a questo esiste un inquinamento fatto di plastiche direttamente rilasciate nell’ambiente sotto forma di microparticelle, per esempio quelle aggiunte a cosmetici e a detergenti; il rilascio di fibre nel lavaggio degli indumenti; i pellet usati nella produzione di materiali plastici; quelle prodotte dall’abrasione dei pneumatici o dalle vernici usate per dipingere sull’asfalto la segnaletica stradale. La plastica massicciamente prodotta da sessant’anni a questa parte (300 milioni di tonnellate all’anno) è ovunque. La respiriamo, la beviamo, in quanto è stata trovata sia in acque minerali che in acque potabili. La spalmiamo sulla pelle, la mangiamo. Da qui l’indagine di Altroconsumo su sale da cucina, cozze e gamberi. Non sono stati scelti pesci, perché le microplastiche rimangono circoscritte al tratto intestinale, che è una parte che normalmente non si consuma.
Il laboratorio coinvolto ha analizzato in tutto 102 campioni: 38 di sale marino, 35 di cozze e 29 di gamberi. Di fronte al costante aumento dei rifiuti nei mari la Commissione europea propone nuove norme per i 10 prodotti di plastica monouso che più inquinano le spiagge e i mari d'Europa e per gli attrezzi da pesca perduti e abbandonati. Insieme, rappresentano circa il 50% dei rifiuti di plastica nei mari, un altro 27% è dato da attrezzatura da pesca che contiene plastica. Le misure previste nella proposta di direttiva andranno da un vero e proprio divieto di commercializzazione per i prodotti usa e getta per i quali esistono già valide alternative più sostenibili, fino a target di riduzione dei consumi, obblighi per i produttori, target di smaltimento, obblighi di etichettatura e campagne di sensibilizzazione dei consumatori finali.
È tempo per tutti di fare la propria parte per salvare noi stessi.
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