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Riscoprire il desiderio e l'orgasmo attraverso gli occhi della psicoterapia


Il termine orgasmo deriva dal greco ὀργασμός (orgasmòs) e significa “essere in preda all’ardore, al desiderio”.

Ma cos’è il desiderio? 

Il desiderio è quella forza che mi attraversa, che mi supera, forza ingovernabile che irradia il mio corpo e la mia psiche dal basso, sin dagli antri viscerali della mia interiorità, per culminare all’apice del mio esserci. Una sorta di estasi che esula dall’Io, mi anima, mi rapisce, mi confonde e mi porta via, via dalla gabbia di convinzioni e autodefinizioni che ho costruito, via dalla ragione e dal controllo, via dai confini che ho posto sulle distese dell’anima.

Massimo Recalcati afferma che la forza del desiderio scompagina e destabilizza l’identità, la possiede, la anima, la percuote, dunque io non sono più padrone del desiderio, mera illusione di cui ci nutriamo quotidianamente e che col tempo ci conduce alla foce di un’insoddisfazione frustrante che coincide con il non sapere più cosa desiderare, bensì è il desiderio che fa da padrone, esso desidera al di là del desiderio stesso, proviene da un altrove che io non conosco. Attraverso il desiderio entro in una dimensione nuova e divina, faccio accesso al tempio del dio Eros, di “quell’orgasmo esteso all’infinito” direbbe Raffaele Morelli, dove gli opposti coesistono. Nell’atto erotico infatti sperimento la vita, mentre il piacere sale e col suo calore si diffonde nel mio corpo, e la morte, quando sul finire dell’esperienza di godimento per un attimo la coscienza si perde, presenza ed assenza mi attraversano, attrazione ed angoscia, liberazione e trasgressione, potenza e vulnerabilità, immaginazione e realtà, luce e ombra fanno di me un discepolo del dio che vive in me, quando faccio l’amore sono a un passo dal “Signore del mondo”, Eros, Amore.

L’orgasmo è il linguaggio del mio corpo che con la sua prorompente presenza mi sta comunicando che ho spalancato le porte all’amore, e per amore non s’intende l’attaccamento a qualcuno, come la mente mi fa credere, l’amore si esprime nell’atto erotico, l’orgasmo stesso è amore, è l’esperienza pura dell’amore, la sua stessa essenza, scevra di condizionamento e congetture.

Non tutti fanno esperienza dell’orgasmo, spesso mi capita di accompagnare pazienti di questo tipo, soprattutto donne, anorgasmiche. La scelta di non incontrare l’eros, il rifiuto di godere, è spesso inconscio, avvolto dalla maschera di un controllo e di una razionalità che la persona esercita su se stessa e sulla vita. La libido viene di conseguenza inibita da tabù, da eventuali traumi, da paure fantasmatiche, ma un approccio terapeutico che lavori solo su queste o altre cause non è sufficiente. È fondamentale un lavoro simbolico, profondo, attraverso il quale il paziente anorgasmico possa farsi soggetto del suo desiderio, possa incontrare i suoi inferi interiori e riappropriarsi della presenza divina che lo abita. Le immagini interiori conducono il paziente lungo il sentiero dell’individuazione, costellato da infinite trasformazioni, dall’arrendevolezza dell’Io dinanzi al piacere unico dell’orgasmo. Attraverso l’orgasmo incontro l’amore, che mi rende infinito, in un attimo in cui il tempo si annulla, per fare spazio all’eterno, al sacro e al senza tempo, che altro non sono che le dimensioni dell’anima.


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