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L’ALTRA METÀ DELL’ALZHEIMER



600.000 mila le persone colpite dalla malattia in Italia. E molto spesso sono i familiari a occuparsi in prima persona dell’assistenza. Sono loro, i caregiver, l’altro “volto” del fenomeno. Un’attività gravosa la loro, che per quasi un torinese su due (42%) ha l’impatto maggiore sul piano psicologico ed emotivo.

In Italia sono 600.000 le persone che soffrono di Alzheimer e che si trovano a confrontarsi, ogni giorno, con un progressivo declino della memoria e delle capacità cognitive, fino all’impossibilità di portare a termine persino i compiti più semplici.

Numeri importanti di un fenomeno che però ha anche un altro volto: quello dei familiari che, in molti casi, si fanno carico in prima persona dell'assistenza al loro parente. Un'attività spesso svolta in maniera informale, che per quasi un abitante di Torino su due (42%) ha il suo impatto più forte, provante, e complesso da gestire, sulla sfera psicologica ed emotiva.

Lo rileva l'ultima ricerca dell'Osservatorio di Reale Mutua sul welfare1 che, in occasione del mese dell'Alzheimer, ha accesso un faro sui caregiver e su come i torinesi percepiscano l'assistenza da loro prestata, tra ruoli, difficoltà e bisogni di fronte alla patologia.

Oltre agli impatti psicologici, per un torinese su quattro (23%) preoccupano le ripercussioni sulle disponibilità economiche derivanti dai costi di cura e assistenza. Dati che trovano conferma in una ricerca Censis-Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer), che ha quantificato a livello nazionale i costi diretti dell'assistenza in oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie. Un costo annuo medio, per paziente, di oltre 70.000 euro, comprensivo dei costi a carico del SSN, di quelli che ricadono sulle famiglie e di quelli indiretti, come i mancati redditi da lavoro percepiti dai pazienti o gli oneri di assistenza dei caregiver.

L'aspetto più difficile da gestire assistendo un familiare affetto da Alzheimer è il cambiamento irrevocabile nella persona e nella relazione (32%), seguito dalla sua regressione psichica (20%), che può portare a comportamenti come, tra i più tipici, la frequente tendenza a reiterare domande e gesti (18%), e dal rischio che il paziente possa far male a se stesso o agli altri (15%).

Ma quali sono, nella percezione dei torinesi, i campanelli d'allarme del manifestarsi della malattia? I più caratteristici sono la dimenticanza dei nomi dei familiari (26%) e il disorientamento spazio-temporale, che si manifesta ad esempio con lo smarrirsi per strada (20%). Altro segnale sono poi l'incapacità di ricordare posizioni di oggetti dentro casa (22%) e quella di svolgere azioni abituali (14%).

Quali sono le realtà e i soggetti che i torinesi, in generale, percepiscono come più attivi sul fronte dell'Alzheimer? In primo luogo, le associazioni nazionali o territoriali (29%) e le strutture e le cliniche private (28%). Seguono i servizi del Sistema Sanitario Nazionale (11%). Quanto a specifiche attività sul territorio dedicate all'assistenza ai malati di Alzheimer, l’80% dei torinesi afferma di non conoscere progetti a riguardo.

Per sostenere l’attività dei caregiver, oltre la metà degli abitanti di Torino opterebbe per servizi di assistenza domiciliare (54%), magari integrati da attività presso centri diurni (49%) o comunque da attività dedicate durante il giorno (14%). Quasi un torinese su tre vede inoltre una soluzione efficace nella flessibilità oraria (31%), che permette di conciliare la cura del proprio caro con l'attività lavorativa, senza dovervi rinunciare.

Per affrontare e gestire con efficacia gli impatti psicologici, il 72% dei torinesi si rivolgerebbe infine a uno psicologo o psicoterapeuta, magari ricorrendo ad associazioni dedicate. Un 11% andrebbe invece dal medico di base.

“L'Alzheimer ha un forte impatto sulle famiglie in termini di costi, oneri di assistenza e cura e anche, come confermato dal nostro Osservatorio, carichi psicologici ed emotivi.” - commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo – “Se guardiamo ai trend demografici, i dati ci dicono che in Italia ci sono 13,8 milioni di ultra 65enni, il 23% della popolazione, ed è in corso un continuo fenomeno di invecchiamento. È quindi importante affiancare le famiglie, che in gran parte fanno fronte da sé ai compiti di assistenza, con soluzioni di welfare dedicate. Noi di Reale Mutua mettiamo a disposizione strumenti specifici che offrono un supporto concreto per gestire le diverse necessità e urgenze che possono verificarsi nella vita quotidiana: a partire dai prodotti Long Term Care che proteggono dal rischio di non autosufficienza, passando per i servizi di tutoring medico personalizzato per fornire informazioni e consigli utili, al supporto psicoterapeutico, alle sedute di orientamento e counseling, fino a servizi pratici come la consegna della spesa a domicilio e alle diverse prestazioni di assistenza domiciliare, che possono sostenere e affiancare l’operato del caregiver.”

1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, sesso ed area geografica.



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